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Sagot :
Fin dalle origini dell'industria cinematografica i registi e gli sceneggiatori si sono ispirati alle fonti letterarie, anche perché la nuova arte nasceva mentre le strutture del romanzo ottocentesco entravano in crisi a opera delle avanguardie e lasciavano uno spazio aperto al grande desiderio di narrazioni degli spettatori
I padri del cinema, L.-J. Lumière e Th.A. Edison, si erano limitati, sul finire del 19° secolo, a un cinema-verità, che offriva al pubblico esclusivamente documentari.
In Italia, fin dal secondo decennio del 20° secolo, a un pubblico assetato di storie si proposero, seppure in filmati di poche decine di minuti, le opere di Omero, Dante, Shakespeare e D'Annunzio, portate per lo più sullo schermo in pochi rulli e senza l'indicazione degli autori.
In Italia, dal dopoguerra, il ricorso ai nostri capolavori letterari ha spesso dato origine a grandi film che hanno ottenuto anche successo di pubblico: da Un maledetto imbroglio di P. Germi (1959), tratto da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di C.E. Gadda - del quale esisteva una versione cinematografica scritta dallo stesso Gadda ma mai utililizzata -, a Il Gattopardo (1963) di L.
Negli anni Novanta il ricorso alle opere letterarie ha generato nel cinema internazionale alcuni fenomeni degni di rilievo. Il più vistoso riguarda la produzione di film tratti da best seller che fin dal titolo rivelano al potenziale spettatore la natura e le caratteristiche dell'opera.
Nel panorama dell'attuale cinematografia si può individuare come altro fenomeno un ritorno alla grande letteratura classica, indotto forse dalla povertà di idee e dal proliferare di film nutriti di esperienza quotidiana e di linguaggi effimeri o gergali.
Il più grande cultore del cinema d'ispirazione letteraria è però lo statunitense J. Ivory, il quale, pur misurandosi anche con scrittori contemporanei come in Slaves of New York (1988; Schiavi di New York), tratto dai racconti di T. Janowitz, ha 'esplorato', con risultati non sempre positivi, i classici della letteratura angloamericana.
Accanto alla narrativa colta e al teatro, il cinema si è sempre rivolto anche a opere di grande successo.
In Italia sono moltissimi gli scrittori che hanno lavorato e lavorano per il cinema, spesso creando duraturi quanto felici sodalizi.
I padri del cinema, L.-J. Lumière e Th.A. Edison, si erano limitati, sul finire del 19° secolo, a un cinema-verità, che offriva al pubblico esclusivamente documentari.
In Italia, fin dal secondo decennio del 20° secolo, a un pubblico assetato di storie si proposero, seppure in filmati di poche decine di minuti, le opere di Omero, Dante, Shakespeare e D'Annunzio, portate per lo più sullo schermo in pochi rulli e senza l'indicazione degli autori.
In Italia, dal dopoguerra, il ricorso ai nostri capolavori letterari ha spesso dato origine a grandi film che hanno ottenuto anche successo di pubblico: da Un maledetto imbroglio di P. Germi (1959), tratto da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di C.E. Gadda - del quale esisteva una versione cinematografica scritta dallo stesso Gadda ma mai utililizzata -, a Il Gattopardo (1963) di L.
Negli anni Novanta il ricorso alle opere letterarie ha generato nel cinema internazionale alcuni fenomeni degni di rilievo. Il più vistoso riguarda la produzione di film tratti da best seller che fin dal titolo rivelano al potenziale spettatore la natura e le caratteristiche dell'opera.
Nel panorama dell'attuale cinematografia si può individuare come altro fenomeno un ritorno alla grande letteratura classica, indotto forse dalla povertà di idee e dal proliferare di film nutriti di esperienza quotidiana e di linguaggi effimeri o gergali.
Il più grande cultore del cinema d'ispirazione letteraria è però lo statunitense J. Ivory, il quale, pur misurandosi anche con scrittori contemporanei come in Slaves of New York (1988; Schiavi di New York), tratto dai racconti di T. Janowitz, ha 'esplorato', con risultati non sempre positivi, i classici della letteratura angloamericana.
Accanto alla narrativa colta e al teatro, il cinema si è sempre rivolto anche a opere di grande successo.
In Italia sono moltissimi gli scrittori che hanno lavorato e lavorano per il cinema, spesso creando duraturi quanto felici sodalizi.
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